Inserimento capitolo 2: i consigli della psicologa

Ieri abbiamo parlato di inserimento dal punto di vista dell'Educatrice, oggi vogliamo farlo da quello della Psicologa.

 

L’inserimento all'asilo nido o alla scuola dell'infanzia, è un momento delicato nella vita di un bambino e, molto spesso, anche per i genitori. In genere si tratta della prima separazione seria per entrambi e, per i bimbi, di un passo iniziale verso l’autonomia. Serenità e naturalezza sono fondamentali in questo periodo in cui mamma e papà dovrebbero agevolare il percorso.

 

Ma esistono delle regole per semplificare l’inserimento?

“Sono importanti alcune distinzioni in base all'età del bambino - ci spiega Claudia De Giglio, la nostra psicologa dello sviluppo - perché se parliamo dei lattanti, e quindi dei primi mesi di vita, è tutto più facile: il piccolo non ha ancora strutturato il concetto della separazione e dello spazio/tempo, quindi non avrà difficoltà a passare alcune ore in un ambiente sconosciuto. Il discorso cambia con i bimbi grandi che avendo trascorso più tempo a casa, dovranno staccarsi dai genitori o dalle figure familiari per ambientarsi in un nuovo contesto”.

 

Cosa fare per rendere tutto più soft?

E' fondamentale spiegare ai bambini cosa sta accadendo, cercando di normalizzare l’entrata al nido e soprattutto dicendo sempre la verità: “succede che il piccolo non voglia lasciare il genitore manifestando un attaccamento eccessivo: questo accade perché teme l’abbandono. Quindi la mamma o il papà, quando vedranno il figlio piangere all'uscita dall'asilo dovranno semplicemente abbracciarlo, rassicurandolo del fatto che i genitori tornano sempre. Bisogna mettere via l’ansia sulle difficoltà dell'inserimento e la paura che il piccolo soffra: più mamma e papà saranno tranquilli, più il bambino imparerà a staccarsi, certo del ritorno dei genitori”.

 

Talvolta però il percorso non è lineare. Disturbi del sonno o rifiuto del cibo sono reazioni emotive che spesso accompagnano il periodo di transizione. “E' vero - continua a spiegarci la nostra dottoressa De Giglio - queste difficoltà esistono, ma sono fisiologiche. Per quanto riguarda i risvegli notturni basterà che un genitore raggiunga il bimbo, evitando di mettersi nel letto con lui, ma abbracciandolo fin quando serve per rassicurarlo e aiutarlo a riprendere sonno. Magari anche la lettura di una fiaba e qualche parola dolce potrebbero essere sufficienti. Il bambino stando nel proprio lettino col genitore accanto, pian piano imparerà ad autoregolarsi, acquisendo la consapevolezza di potersi addormentare da solo ma soprattutto la certezza che il genitore interverrà in caso di bisogno”.

 

Per quanto riguarda il rifiuto del cibo invece, la questione è diversa: si verifica più spesso al nido che a casa. “La strategia dell’educatrice - conclude De Giglio - sarà trovare piccoli compromessi per invogliare il bimbo a mangiare, anche poco, per superare questa impasse emotiva che normalmente scompare in pochi giorni”.

 

Se delle parole d'ordine esistono, tranquillità e serenità sono indubbiamente le più adatte, soprattutto per gli adulti: infatti molto spesso l'inserimento è più difficile per i genitori che per i bambini!

 

Di nuovo buon nido a tutti!


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