I capricci e le urla di un bambino sono difficili da gestire. Capita di perdere la pazienza soprattutto quando si è stanchi o succede che sia la paura a prendere il sopravvento, se pensiamo che nostro figlio abbia qualcosa che non va. In certi casi bisognerebbe tenere a mente, o recuperare dal nostro cuore, il bambino che siamo stati, tentando di immedesimarsi e provare empatia col “sentire” e l’emotività dei piccoli, in altri casi bisogna essere fermi e inamovibili. Ma come distinguere?
La dottoressa Claudia De Giglio, psicologa della Cooperativa Gialla, ci aiuta a prendere le misure coi capricci, suggerendo qualche strategia per stare più vicini ai nostri figli.
Pianti e capricci fanno parte della crescita dei piccoli, ma sappiamo quanto sia complicato contenere un bambino arrabbiato. Ci dica cosa deve fare e cosa no un genitore alle prese con gli scatti d’ira di un bimbo…
Scatti di rabbia sono frequenti in bambini piccoli in cui le capacità lessicali non permettono contrattazioni. Nella fase compresa tra i 2 e 4 anni questi scatti assumono un significato diverso e iniziano a manifestarsi nei confronti delle figure di riferimento. La fase oppositiva che caratterizza questo periodo è notoriamente disseminata dalla rabbia che serve a comunicarci la sua spinta a crescere. Per quanto la rabbia sia un’emozione naturale e necessaria, è evidente che la sua manifestazione troppo aggressiva va limitata. È importante però fare bene attenzione a condannare il comportamento e non l’emozione. Se pensate alla rabbia come ad una pentola a pressione che sta per esplodere, permettendo alla valvola di sfogare un po' di vapore, magari riuscite ad evitare l’esplosione. Ogni persona trova il suo modo di dissipare la rabbia e in questo, i genitori, possono esercitare il ruolo di guida, aiutando i figli a trovare il loro modo. Uno dei nostri bisogni fondamentali è essere compresi, soprattutto da piccoli. Inoltre i bambini, fin da neonati, sono spugne: assorbono parole e atteggiamenti di mamma e papà. Se questi, durante una situazione di crisi del bambino, si lasciano sopraffare da rabbia, delusione e nervosismo, trasmetteranno al bambino insicurezza provocando, inevitabilmente, comportamenti ancora più “problematici”.
Molti genitori di fronte ai capricci tentano di spiegare ai figli, in maniera razionale, le loro ragioni. In certi casi non sarebbe meglio un “no” deciso piuttosto di mille parole?
Dire “no”, fissare dei limiti, significa trasmettere al bambino un modello che lo aiuterà a cavarsela in modo autonomo, lo farà sentire al sicuro in famiglia e lo aiuterà a sviluppare le proprie risorse. I famosi “no che aiutano a crescere”. È importante ascoltare sempre le richieste dei piccoli e valutare se rispondere o meno in modo positivo. I limiti possono rappresentare delle frustrazioni che fanno arrabbiare un bambino, ma sono anche dei cancelli, che lo proteggono e lo fanno sentire al sicuro. Il genitore dovrebbe sempre motivare brevemente un eventuale “no”, non servono troppe parole, i bambini hanno bisogno di comprensione e contenimento.
Ci sono bambini che hanno reazioni plateali a un “no”: sarà capitato a tutti di vedere bimbi che si buttano a terra, tra urla e strepiti. Come si deve comportare un genitore per gestire una situazione fuori controllo?
I genitori devono dimostrare di tollerare per un po' il disagio e il pianto del bambino, così nel piccolo si forma l'idea che sta provando un sentimento accettabile e sopportabile e che alla fine passerà. Questo aiuta il bambino a costruirsi un'immagine sicura di sé stesso. Inoltre se ogni volta che un bambino prova un disagio gli viene offerta un'attività per distrarlo, finisce per non imparare a gestirsi da solo e a uscire dal problema con le sue forze. Quando il bambino comincia a perdere il controllo di sé e delle sue emozioni, inizia un’escalation di perdita di controllo e quello che comunica con il capriccio non è più l'esigenza iniziale, ma la sua incapacità di gestire la situazione. Non esiste una metodologia che vada bene per tutti i bambini ma spesso è opportuno un intervento improvviso, come un urlo diretto o un abbraccio per dare un contenimento fisico.
Facciamo un esempio pratico: la mamma va col figlio a fare la spesa e iniziano mille richieste. Come si può governare una situazione simile?
Per prima cosa se portiamo al supermercato un bimbo che è affamato oppure stanco aumentiamo le probabilità che sia nervoso e che si lamenti. Per evitare di rimproverare il bambino, è di grande aiuto spiegargli o ricordargli prima di entrare al supermercato quali sono i comportamenti corretti. Inoltre per evitare mille richieste e scongiurare eventuali capricci tra le corsie, conviene stabilire in anticipo se ci sono acquisti concessi al bambino e, nel caso, annunciarli prima. Sapendo che nella lista della spesa c’è qualcosa di speciale per lui il bimbo non avrà bisogno di chiedere oggetti a caso tra quelli esposti sugli scaffali. Il momento della spesa può trasformarsi in un appuntamento divertente se coinvolgiamo il bambino e lo rendiamo partecipe affidandogli piccoli incarichi a sua misura. Meglio prevenire quindi in alcune situazioni. Riconoscere i bisogni dei bambini e rispondere in modo sensibile, non significa accontentarli in tutto e per tutto. Talvolta è sensato e vitale accogliere e assecondare un bisogno, mentre altre volte può non essere possibile.
Dottoressa De Giglio, quant'è importante per un bambino sentirsi compreso e capito?
È fondamentale per la crescita dei bambini poiché hanno bisogno di comprendere e dare un senso alle emozioni che provano. È importante che sentano di poter esprimere ogni stato d'animo (gioia, paura, tristezza, rabbia). Mostrandosi disponibili e pronti ad accoglierle e nominarle, i genitori comunicano al figlio che può sentirsi sicuro quando prova delle emozioni, che può comunicarle e condividerle e che non ne sarà sopraffatto. Inoltre gli insegnano a riconoscerle e comprenderle, fornendogli un importante alfabeto emotivo che rappresenterà un bagaglio e una risorsa per tutta la vita. Identificare i bisogni emotivi dei bambini e rispondervi adeguatamente consente di creare quindi una relazione caratterizzata da fiducia, sicurezza e protezione, favorendo un sano sviluppo emotivo e sociale nel bimbo.
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