Sappiamo tutti quant'è importante che i bambini dormano bene, ma non tutti forse sanno il perché. Soprattutto non sappiamo come comportarci quando compaiono alcuni disturbi del sonno, tipo i risvegli notturni, un problema con cui molti genitori hanno avuto a che fare.
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Pamela Giglioli, responsabile dei nidi Zenzero e L’isola che (non) c’è di Firenze.
Avere un bambino che dorme bene è solo fortuna o dipende anche dai genitori?
I bambini che fin dai primi mesi di vita hanno una durata del sonno simile a quella dei genitori, dormendo tutta la notte o buona parte di essa, sono l’eccezione e non la regola. I risvegli notturni dei bimbi non dipendono né da cattive abitudini né da particolari difficoltà del bambino. Pertanto la fortuna è un elemento abbastanza rilevante.
Rispetto al sonno, quali sono gli errori più comuni che commettono mamma e papà?
Gli errori più frequenti sono relativi alla modalità di addormentamento del figlio poiché non sono pochi i genitori che adottano tecniche bizzarre e paradossali, cercando di far rilassare il bambino. Ne ho sentite tante: dal phon acceso, confidando nella monotonia del rumore per addormentare il piccolo oppure portando i bambini in giro con l’automobile.
Come si può rimediare a questi sbagli?
Non è difficile: i genitori potrebbero creare un rito serale pre-addormentamento capace di generare nel bambino un senso di serenità e sicurezza.
Come dovrebbe essere impostata la serata ideale prima di accompagnare il bambino a dormire?
Prima di andare a dormire, possibilmente alla solita ora, è importante leggere un libro o cantare una ninna nanna per far sì che il bambino riconosca questo momento. Talvolta potrebbe richiedere l’oggetto transizionale (peluche, ciuccio) in grado di garantirgli un senso di sicurezza e protezione.
Cosa bisogna fare e cosa no prima di mettere a letto un bimbo?
È bene creare una routine per le ore serali in un ambiente sereno e tranquillo in cui gli stimoli vengono man mano diminuiti. Sarebbe opportuno istituire dei momenti ogni sera, dopo cena, come giocare un po’ insieme, infilarsi il pigiama, leggere una storia e poi andare a dormire. La costanza, la perseveranza e soprattutto la pazienza nello stabilire un rituale con ritmi regolari daranno i loro frutti, anche perché ai bimbi piacciono le abitudini e non i fuori programma.
Nonostante la stanchezza, non sono pochi i bambini che si rifiutano di andare a dormire costringendo i genitori a fare le ore piccole. Perché succede?
Il momento di andare a dormire è particolarmente difficile perché rappresenta una separazione affettiva del bambino dai genitori e dalla giornata appena vissuta. I piccoli ricercano negli adulti incoraggiamento e sicurezza, pertanto le emozioni che i genitori trasmettono al momento dell’addormentamento sono fondamentali.
Spesso capita che i bambini si sveglino la notte piangendo. Come si devono comportare la mamma o il papà?
Generalmente non è necessario che il genitore intervenga al primo sussurro del bambino poiché potrebbe riaddormentarsi da solo dopo qualche secondo, ma se questa richiesta dovesse essere incessante, basterebbero una parola rassicurante, una carezza o la semplice presenza della mamma perché riprenda sonno serenamente.
Molti psicologi suggeriscono di lasciar piangere i bambini, ma non tutti i genitori ce la fanno…
Suggerire al genitore di non rispondere al richiamo del bambino lasciandolo piangere a lungo, è un metodo nocivo perché il pianto è l’unico modo che il bimbo ha a disposizione per segnalare un suo bisogno. Col pianto il bambino è esortato inconsciamente dal genitore ad acquisire fiducia negli adulti e nelle sue competenze, poiché si scopre capace di richiamare a sé la mamma e il papà.
Una bambola o un orsacchiotto possono aiutare in qualche modo?
Dai 5 mesi circa, i bambini scelgono un oggetto transizionale in grado di fornire conforto, rassicurazione e protezione necessari ad affrontare momenti particolari come quello della nanna. I cambiamenti, le scoperte e la crescita sono processi che inevitabilmente creano ansia, confusione, smarrimento e frustrazione poiché comportano la perdita di certezze. Un viaggio verso ciò che è sconosciuto si affronta più facilmente se non si è soli. Un po’ per la fatica e il sonno interrotto, in tanti portano il figlio nel lettone, anche se poi diventa un’abitudine difficile da sradicare…. Purtroppo portare il bambino nel lettone, sebbene per molti genitori sia piacevole, è un’abitudine che col passare del tempo può generare nel bambino un senso d’insicurezza e, nei genitori, la difficoltà di ambientare il piccolo nel proprio lettino. Il luogo in cui avviene l’addormentamento deve essere lo stesso in cui si dorme.
Che consigli darebbe a un genitore alle prese con un bambino che dorme poco e male? Una soluzione potrebbe essere di eliminare il pisolino del pomeriggio?
Nei bambini il bisogno di dormire diminuisce gradualmente con la crescita. Se il bimbo dorme poco e male potrebbe dipendere dalla necessità di dormire un numero inferiore di ore. Consiglio di ridurre la durata del sonnellino nel primo pomeriggio anticipando di una decina di muniti a settimana l’addormentamento, fino a raggiungere un orario adeguato. A tal proposito suggerirei di tenere un “diario del sonno”.
(I.C.)
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