Il morso, una dinamica in bilico tra conoscenza e sfida

Per un bambino sono tante le modalità con cui esplorare il mondo, tra queste c'è sicuramente la bocca e…il morso. Mordere i giocattoli, gli oggetti vicini e tutto quello che capita è normale per i bimbi piccoli, lo è un po' meno quando il morso è indirizzato verso i genitori, i fratelli, i compagni del nido.

Il campanello d'allarme scatta e non si sa cosa fare. Punire? Sgridare o far finta di nulla?

Pamela Giglioli, dottoressa in psicologia e Coordinatrice pedagogica del nido Zenzero e del nido L'isola che (non) c’è di Firenze, ci spiega quale strategia adottare.

 

Dottoressa, perché i bambini mordono?

Il morso è il linguaggio con cui il bambino esprime le proprie emozioni, comunicando il suo stato d'animo positivo o negativo. L'adulto attribuisce a quest'azione un senso di negatività che, spesso, origina smarrimento e preoccupazione.

 

Fino a che età è “normale” che i piccoli mordano e quando questa modalità rappresenta un problema?

Dai sei mesi il bambino esplora gli oggetti che maggiormente lo attraggono per forma, colore, odore o suono avvicinandoli alla bocca e provando ad “assaggiarli”. Intorno ai dodici mesi aumenta l'interesse per il mondo circostante fatto non più di cose ma anche di persone, verso le quali si manifesta l'esigenza di avere un contatto. Dai ventiquattro mesi il bambino acquisisce la consapevolezza dell’azione-morso esprimendo vari stati d'animo quali rabbia, paura, frustrazione, debolezza e talvolta richiesta di attenzione. Fino al terzo anno il morso è fisiologico, pertanto non parlerei di “problema morso” piuttosto del giusto approccio, da parte dell'adulto, nell'affrontare questa dinamica che, con il passare del tempo, svanisce gradualmente in modo naturale. E' pur vero che in presenza di particolari situazioni stressanti (ad esempio la separazione dei genitori, un trasloco o eventi traumatici) possono emergere delle problematiche destabilizzanti di carattere affettivo che portano il bambino a mordere, talvolta senza una motivazione oggettiva.

 

Quand'è che il bambino diventa consapevole che il morso può essere un gesto di sfida?

La consapevolezza del morso, acquisita all'incirca verso il secondo/terzo anno di vita, potrebbe rivelarsi intenzionale quando il bambino deve contendersi spazi, oggetti o giochi ritenuti esclusivamente propri.

 

In questo caso, col morso, il piccolo cosa ci vuole dire?

Attraverso il morso il bambino delimita i confini oltre i quali non è consentito avanzare.

 

Cosa bisogna fare se a mordere gli altri è proprio nostro figlio?

Prima di tutto è fondamentale non sentirsi in colpa perché il bambino ha diritto a sperimentare, esplorare e trovare accordi con i propri coetanei; a tal fine è indispensabile che i genitori non “giudichino” il comportamento del figlio, bensì gli permettano di gestire il proprio spazio, intervenendo solo se necessario. I bambini sono in grado di negoziare senza parole.

 

E che cosa non dobbiamo dire o fare?

Quando il morso si concretizza non bisogna essere aggressivi verso il bambino, è importante invece abbassarsi alla sua altezza utilizzando un linguaggio breve e chiaro “NON SI MORDE!” seguito da un’altrettanto breve ed efficace spiegazione. In tal modo si aiuterà il piccolo a trovare una modalità espressiva alternativa a quella da lui scelta.

 

Le parole sono sufficienti a far comprendere al bambino che non si possono mordere gli altri? Oppure è utile anche bloccarlo se assistiamo a un episodio?

Se capiamo che di lì a poco il bambino morderà consiglio vivamente di non intervenire (non sempre la nostra previsione è attendibile), ma, piuttosto, sarebbe utile sviare l'attenzione del bimbo altrove. Invece se l'azione fosse già compiuta, oltre a riprendere prontamente il bambino in maniera decisa e sicura, è buona cosa avvicinarlo a chi è stato morso mostrandogli il danno procurato.

 

Come si può capire se è solo curiosità o se è la rabbia ad entrare in gioco?

E' possibile dare un'interpretazione abbastanza certa grazie alla conoscenza che abbiamo del bambino, basandosi anche sulle dinamiche che hanno preceduto il morso.

 

Se il piccolo morde un fratello, il genitore deve placare la reazione del bambino morso o lasciare che i due se la vedano da soli? Principalmente i fratelli dovrebbero sbrigarsela da soli provando a risolvere il “piccolo conflitto” in maniera autonoma, ma se questo non fosse risolutivo e il bambino che ha subìto il morso chiedesse l'attenzione del genitore, è giusto dare l'accudimento necessario. Infine è fondamentale che il genitore non alimenti con l'apprensione o l'ansia la dinamica messa in atto dai figli.

(IC)


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